Il percorso nella difesa personale con Difesa Sicura – Krav Maga

ASD Difesa Sicura – Krav Maga

Nella vita ci interessa arrivare ad una soluzione sempre nel minor tempo possibile ma in questo caso dobbiamo fermarci un attimo e capire quali sono i passi che dobbiamo affrontare prima di iniziare un lavoro specifico nella difesa personale. La mente umana, con il progresso si è condizionata a far compiere al corpo le varie attività cercando di far sempre meno fatica senza preoccuparsi di compiere l’azione nel minor tempo possibile.

Capiamo cosa succede mentalmente prima di un’aggressione?

Abbiamo paura (blocco arti inferiori, visione a tunnel, ecc.). Ma cos’è la “paura”: è un sentimento primario, comune sia al genere umano sia al genere animale.

La paura è un’emozione dominata dall’istinto (cioè dall’impulso) che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto in una situazione di pericolo; irrompe ogni qualvolta si presenti un possibile cimento per la propria incolumità, e di solito accompagna ed è accompagnata da un’accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche difensive.

La paura ha una funzione primaria, legata alla naturale conservazione della specie e emerge quando il contesto è dominato dalla minaccia del dolore o dalla sua percezione: in questo caso si è pervasi dal desiderio di scappare o comunque di allontanarsi dalla fonte di dolore.

Come si fa a controllare la paura prima dell’aggressione e ritornare velocemente ad uno stato mentale di efficienza nel dopo conflitto?

Nella difesa personale non si deve pensare ma agire per riflessi.

Abituare il corpo al movimento (reazione) ma soprattutto allenare mentalmente al risultato finale e quindi lavorare in una metodologia che punta a riconoscere la paura e cambiare l’atteggiamento psicologico per sopravvivere (pro-attivo). Sicuramente la paura fa fare un’ottima difesa (fuga) ma ci sono situazione che dobbiamo conoscere che ci portano ad un ulteriore soluzione:

  • intensificazione delle funzioni cognitive con relativo innalzamento dell’accortezza
  • protezione istintiva del proprio corpo (cuore, viso, organi genitali)
  • ricerca di aiuto (sia articolato, sia racchiuso).

Nei nostri corsi e stage portiamo scenari e condizioni realistiche per abituare fisicamente ma soprattutto mentalmente alla gestione della nostra sicurezza in caso di aggressione, studiando e analizzando le proprie capacità fisiche per un’ipotetica fuga o reazione.

Lavoriamo sulla conoscenza di diversi cambiamenti corporei che ci portano a riconoscere la paura e poter abituarsi a convivere in questa situazione (calo o aumento della temperatura corporea, eccessiva sudorazione, aumento adrenalinico, limitata capacità visiva, ecc.)

Chi vuole imparare a difendersi solitamente si iscrive e frequenta con costanza un corso di autodifesa e impara ad utilizzare armi di vario tipo (pistole, coltelli, bastoni…) per la difesa personale e poi?

Aumenta il senso di sicurezza e di autoefficacia, ci si ritiene sufficientemente pronti per affrontare qualsiasi pericolo, vengono abbandonate le precauzioni classiche, viene meno il senso di pericolo e forse ci si comporta diversamente, convinti che in ogni caso ce la sapremo cavare! Conoscere perfettamente tutte le tecniche di autodifesa non significa conoscere anche la reazione psicologica e fisiologica del nostro corpo in una situazione di aggressione: ed è questo il vero elemento che fa la differenza tra il salvarsi e il restare ferito.

Non conoscere la propria reazione davanti ad una situazione di paura e di pericolo, ci spiazza e ci rende inefficaci, ci immobilizza e quindi bisogna allenarsi in maniera positiva e abituare il nostro corpo e mente alla reazione seguendo un percorso di stress psico/fisico controllato.

Cosa serve conoscere le tecniche di difesa personale se nel momento del bisogno ci troviamo paralizzati?

Che cosa è quella cosa che ci fa dimenticare l’allenamento, che ci rende impacciati di fronte all’avversario?

È l’emozione primaria della paura, con tutti i suoi effetti sul corpo e sulla mente. Nella vita tutti hanno provato la paura. Paura per l’interrogazione a scuola, paura di insetti e animali, ma anche paure più grosse in casi di incidenti, incendi, terremoti.

Non tutti però provano paura nello stesso modo: affinchè la paura si manifesti infatti è necessario che venga percepita una minaccia, e la percezione della minaccia arriva dopo una valutazione soggettiva mediata dall’esperienza e dalle caratteristiche personali.

Che si tratti di paure grandi o piccole, motivate o meno, che siamo in grado o meno di dominarle, una valutazione accomuna tutti noi: la valutazione che la paura sia una sensazione sgradevole e persistente, che non ci lascia nemmeno quando il pericolo è cessato e anzi spesso ci turba nel sonno e nella serenità.

La paura però è uno strumeno fondamentale di cui Madre Natura ci ha dotato per la nostra sopravvivenza: di fronte al pericolo, solo una sensazione intensa, persistente e sgradevole può spingerci ad allontanarci velocemente. In natura, ma anche nella nostra società civile e moderna, nessun uomo potrebbe sopravvivere senza la paura!

Il primo modo per salvarsi è avere paura, e quindi fuggire dal pericolo!

Ma allora perchè, se in natura ci serve per sopravvivere, quando siamo difronte ad un pericolo o ad una aggressione la paura ci immobilizza?

La paura funziona, nel nostro cervello e nel nostro corpo, in maniera molto arcaica, quasi animale.

 Il nostro cervello dispone di alcune “applicazioni“ che si attivano automaticamente difronte a determinate situazioni: quando camminiamo, guidiamo, scriviamo e leggiamo, ad esempio, abbiamo la sensazione di farlo in modo automatico.

Tra le varie “applicazioni“ a disposizione per affrontare una certa situazione, il nostro cervello utilizza quella più conosciuta, quella più usata. Anche per la paura esiste una “applicazione“: siccome non viviamo nella giungla e non affrontiamo quotidianamente leoni e tigri, difronte ad una situazione di aggressione spesso l’unica “applicazione“ conosciuta dal nostro cervello è la paralisi.

E’ importante apprendere le tecniche di autodifesa e allenarsi frequentemente in modo da renderle automatiche e trasformarle in una “applicazione” pronta all’uso (un esempio: le prove di evacuazione che si fanno a scuola e in azienda servono proprio a questo: a rendere automatica una serie di sequenze che, in caso di vero pericolo, verrebbero bloccate o rallentate dalla paura).

La ripetizione assidua e protratta nel tempo di azioni, gesti, reazioni e movimenti determina un rafforzamento dei legami stimolo-risposta che rendono più probabile una reazione coordinata ed efficacie nel momento in cui le circostanze lo richiedono.

Studiamo la fuga, la paralisi e l’attacco o reazione. La fuga è sempre l’opzione migliore, ma il problema è però che spesso il nostro aggressore ha già studiato la situazione, è fisicamente più prestante di noi, e quindi in caso di fuga potremmo avere la peggio.

La paralisi funzionava nella giungla: la preda si fingeva morta e la maggior parte dei predatori preferisce non cibarsi di cadaveri.

Oggi più che la paralisi funziona il nascondersi e il non reagire, per non innescare il combattimento, finche sia possibile. L’attacco è praticabile solo se le tecniche di difesa apprese sono così automatizzate da permetterci di reagire in modo rapido ed efficacie.

Nei nostri programmi dall’allenamento si sperimenta un quadro di sintomi percettivi, motori e cognitivi ben precisi, un esempio l’effetto tunnel (restringimento dello spazio visivo, tutto sembra più vicino e grande) o la diminuzione della percezione uditiva o visiva per non restare sorpresi/turbati quando si presentano, e quindi non farsi influenzare mantendendosi lucidi e riuscendo a gestirli e riconoscerli (soprattutto quelli fisiologici e visibili all’esterno) nell’aggressore per prevedere l’attacco e/o  le mosse successive.

Il semplice conoscere e accettare la paura rappresenta un elemento di grande aiuto per farvi fronte efficaciemente. Il primo passo per riprendere il controllo della situazione è quello di riprendere il controllo di sé stessi.

C’è solo un modo per sconfiggere il panico, ed è quello di fare qualcosa prima che la paura prenda il sopravvento e si trasformi in panico. Come abbiamo detto fin dall’inizio, il modo migliore per difendersi è evitare l’aggressione e le situazioni di pericolo; se questo non si può fare, e ci si trova in pericolo, è sempre meglio scappare; se anche questo non fosse possibile, e ci si deve veramente preparare a difendersi.

Per non ritrovarsi immobilizzati dalla paura bisogna imparare a riconoscere l’effetto della paura sul nostro respiro e agire coscientemente in senso opposto: respirare lentamente, con la pancia; e la vostra mente sarà più lucida e potrete mettere in atto le tecniche di autodifesa che avete imparato.

Il nostro metodo prevede varie tecniche semplici che servono ad addestrare le persone ad una disciplina mentale (atteggiamento psicologico) allo scopo di rafforzare lo stato d’animo durante l’aggressione. Utilizziamo un metodo moderno e di pratico concepimento riportando e simulando lo stress di un eventuale conflitto con i relativi condizionamenti  (esercizi per la forza, motivazione e l’aggressività).

I presupposti e principi guida nella nostra difesa personale sono semplici:

  • Evitare i danni fisici inutili – Calcolate attentamente i rischi. Le vostre azioni sono principalmente basate sull’autodifesa (valutazione dello scenario d’azione).
  • Le tecniche sono state sviluppate come ampliamento dei riflessi naturali del corpo.
  • Queste risposte naturali sono state perfezionate per le esigenze di chi si deve difendere.
  • Difendetevi e contrattaccate nel modo più veloce e diretto possibile da qualsiasi posizione di partenza e da qualsiasi arma e/o oggetto contundente.
  • All’offesa rispondete correttamente, secondo le circostanze, valutando la forza del contrattacco (difesa proporzionata all’offesa).
  • Per la difesa utilizzate qualsiasi attrezzo od oggetto disponibile nelle vicinanze.
  • Allenamento previsto nel programma di difesa personale da tecniche con i colpitori allo scopo di allenare il corpo e la mente a colpire in più modi e da varie angolazioni (giusta postura del corpo) a tecniche a contatto (sensibilizzazione del dolore).
  • Conoscere e utilizzare al meglio qualsiasi tipo di oggetto a portata di mano nell’ambiente dove avviene l’aggressione, al fine di poterli utilizzare al meglio.
  • Applicare principi e tecniche in una gran varietà di situazioni: ambienti bui, in posizione seduta o distesa, studio della via di fuga nella psicologia difensiva (condizionamento).

Cambiare l’atteggiamento psicologico cosa comporta?

Questo atteggiamento per prima cosa porta a cercare di evitare il confronto, ma, se siete aggrediti, aiuta a rispondere con un livello appropriato di forza, sufficiente a neutralizzare la minaccia e a togliervi velocemente dalla situazione di pericolo (controllo e lucidità nell’atteggiamento, riconoscere e identificare la minaccia, pro-azione, Body Language).

Per ulteriori informazioni:
Telefono:
342.12.21.518
Email:
difesasicura@gmail.com

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